Si può apprendere lo spagnolo leggendo romanzi?
Spoiler alert: si e no.
Si perché la lettura ti permette di allargare le conoscenze passive in tempi rapidi. No perché il potenziamento degli skills passivi, lettura e ascolto, non comporta un miglioramento equivalente degli skills attivi. Comunicazione orale e scritta. Quelli cioè che, in fatto di lingue, fanno la differenza.
La mia esperienza. Le prime volte che iniziai a cimentarmi con testi in spagnolo mi sembrò semplice comprenderne il significato. Molti vocaboli mi erano ignoti, il significato di qualche passaggio pure, ma il senso generale di quanto scritto era comunque facile desumerlo dal contesto. Mi veniva da sorridere al ricordo di quanto, negli anni verdi, mi era costato in termini di energia, brutte figure e cinque in pagella raggiungere qualcosa di simile, per esempio, in Inglese.
Con lo Spagnolo sembrava invece tutto così agevole. Specie per qualcuno che non era mai stato uno studente paziente e ha sempre detestato studiare regole grammaticali, tabelle di verbi ed eccezioni, esercizi ripetitivi.
Il trasferimento in Spagna iniziò a profilarsi prima sotto forma di vaga ambizione, poi in termini di biglietti aerei prenotati e valigie impacchettate. Era venuto il momento di imparare lo Spagnolo. Decisi di farlo senza corsi di auto apprendimento, senza grammatica, ma leggendo romanzi in Castigliano in treno nell'ora e mezza quotidiana di ritorno dall'ufficio. Con l’aiuto di un dizionarietto tascabile visto che l’era degli eReader era ancora là da venire. Se i gialli della Christie avevano disincagliato il mio inglese scolastico, magari le storie avvincenti di Vargas Llosa potevano fare lo stesso con il castigliano.
Mi sembrava di imparare tanto, annotavo a margine le parole nuove per copiarle poi in un quaderno e memorizzarle. Capire il testo era di giorno in giorno più agevole, finché nel bel mezzo del sesto libro iniziai ad averne abbastanza della mia vita da schiavo moderno.
La doccia gelata giunse al momento di utilizzare quanto sapevo, una volta raggiunto l'altro lato del mediterraneo. Avevo sicuramente appreso tantissimo in modo però troppo casuale e sconnesso. Spesso mi incagliavo su cose elementari, dovevo banalizzare i pensieri, ero riuscito a comprendere testi anche non semplici ma non sapevo coniugare in scioltezza il presente del verbo avere. Da principiante assoluto avevo utilizzato un metodo da studente di livello intermedio.
Fu necessario ripartire da zero. Una delle prime cose che feci in terra Iberica fu iscrivermi ad un corso di base, praticamente gratuito, in una scuola, pubblica, del centro.
Lo Spagnolo è più ostico di quanto si pensi Certo un Italiano è avvantaggiato rispetto ad un Tedesco o un Polacco. Avanzare però oltre quella specie di infarinatura iniziale gratuita non è facile. I “falsi amici”, termini apparentemente simili ma con significato diverso, sono una trappola esiziale. La cadenza dello spagnolo verace, a velocità naturale, rischia di essere incomprensibile per l’orecchio poco abituato. In più quella infida apparenza di facilità per certi versi ci si può ritorcere contro. Rischia di spingerti a prendere lo sforzo sottogamba. Capisco facilmente e non ci presto più attenzione. Il tasso di conversione conoscenza passiva/attiva peggiora. E così, quanto sono io a dovermi esprimere mi rendo conto delle lacune.
C'è chi dice che la tecnica vincente è sopperire i vuoti dello Spagnolo usando l'Italiano. È innegabile ci siano ottime possibilità di essere comunque compresi. Io ho evitato di farlo. Ho sempre preferito permettere alla lacuna di manifestarsi, trasformando la difficoltà di un momento in un’indicazione preziosa su dove lavorare.
Non ci sono scorciatoie, né metodi abbreviati o vie traverse. Ti trovi un insegnante, compri una grammatica, ti procuri il corso, col nuovo metodo che fa miracoli, di cui hai appena sentito per radio. Inizi con l'unità uno, esercizi, unità due ed esercizi e così via. Se hai voglia compri una rivista specializzata. Metodi capillari e progressivi danno risultati. Sempre non si venga sopraffatti dalla noia.
Mi ci vedo sul carrozzone dei pendolari dopo otto ore e passa di reclusione in ufficio, tra un guasto alla locomotiva ed uno sciopero selvaggio a declinare con certosina pazienza listati di verbi irregolari o a ripetere contento 'El boli está en la mesa. Donde está el boli? En la mesa'
Leggendo apprendi, però più lentamente. Il fatto è che ogni scrittore ha il suo modo di narrare, ha i suoi propositi linguistici, filosofici, letterari, preferisce alcune locuzioni ad altre. Avrà avuto mille motivi per dar vita alla sua opera. Certamente facilitare l'apprendimento della sua lingua agli stranieri non è uno di questi.
LEGGI ANCHE: Il Nobel Vargas Llosa racconta come scrive i suoi romanzi
Per quello partire dalla letteratura è rischioso. Lo svantaggio è che ci vuole più tempo e da meno risultati immediati. Il vantaggio è che è la forza della narrazione a trascinarti. La situazione è ribaltata. Ora stai apprendendo la lingua per leggere il racconto e non più il contrario. La lingua diventa lo strumento e non il fine. Perché una lingua è sempre uno strumento e mai un fine.
Certo, se sei uno studente modello, di quelli bravi a studiare in modo capillare per ore, di sviscerare manuali da cima a fondo, non ti consiglierei mai di cominciare da Vargas Llosa.
Ma quanti sono così? Quanti sono riusciti ad imparare una lingua grazie ad un corso audiovisuale?
La soluzione mista consiste nel trangugiare come una medicina amara il nocciolo duro della lingua (pronuncia, un migliaio di termini e falsi amici, declinazione verbi principali). Non è molto, con un po' di impegno ce la si fa anche in tempi brevi. A questo punto, e solo a questo punto, si può dare libero sfogo alla fantasia senza rimorsi. A me piace leggere, preferisco i libri però ci sono altre valide alternative: dalle canzoni con testo ai film, a Tv e radio, tutte cose cioè che rendono la lingua uno strumento per fare qualcos'altro.
Dopo aver cominciato il corso di base i progressi divenne rapido. Dopo meno di un mese fui promosso al corso di livello più alto. Un paio di mesi dopo ero tra gli intermedi. Ungheresi, Lituani, Americani dicevano che essendo italiano non facevo testo. Annuivo, che lo pensassero pure. È sempre bello alimentare superstizioni e leggende metropolitane.
Il tutto grazie alle Lucie*, ai Mario** e ai Gabriel*** (*Extebarria, **Vargas Llosa, ***Garcia Marquez) delle lunghe traversate da pendolare capaci di farmi appassionare alle loro storie.