Cosí puó essere sintetizzato il punto di vista di un mio amico, Carlos, negazionista, riguardo al cambio climatico:
Il riscaldamento globale non é dovuto a cause umane.
É dovuto a normali cicli geologici. Se i vichinghi hanno chiamato cosí la Groenlandia (Greenland) é perché un tempo deve essere stata verde. Ci sono ragioni politiche ed economiche dietro la campagna mediatica che viene fatta, ma gli scienziati sono divisi a metà tra favorevoli e concordi.
É vero che il concetto di rifiuto non esisteva prima della rivoluzione industriale. Un tempo si riutilizzava tutto ma erano altri tempi. Si condivideva pure casa con porci e galline e si viveva in condizioni improponibili al giorno d'oggi. Un ritorno a quel passato é del tutto improponibile.
In passato, quando si usava il legno come risorsa energetica, c'erano anche meno alberi rispetto ad ora. Basti pensare ad Alicante, con l'acqua e la presenza umana c'é molta più vegetazione di quanta ce ne sia mai stata in passato.
Un punto di vista 'condiviso'
L'ultima considerazione é la più facile da controbattere. É evidente infatti che qualche alberello piantato non basta a compensare i danni dovuti a cementificazione selvaggia, emissioni e sovrappopolamento. Il saldo ecologico é assolutamente in perdita.
Il primo ed il secondo punto sono invece ben più interessati. Il primo ha a che fare con la natura pubblica del problema, il secondo con quella privata. Sul primo punto Carlos non é affatto solo a pensarla cosí. E' quanto ad esempio sostiene l'amministrazione Bush e tanta parte della destra internazionale, dell'ambiente ce ne si occupa se e quando non intralcia i cicli economici. La giostra della crescita non puó fermarsi nemmeno un secondo costi quel che costi.
Non sono uno scienziato e non sono grado di dire sulla base della mia esperienza personale se il riscaldamento dipenda da cause umane o meno. Quello che so è che i punti di vista non sono affatto equamente divisi: 9 su 10 sostengano la tesi della responsabilità umana.
complotto o realtà?
La letteratura a riguardo è abbondantissima . C'é un articolo di National Geographic che ci dice un po' di cose interessanti. Che le particelle di anitride carbonica nell' atmosfera prima della rivoluzione industriale erano 280 su un milione. Che negli anni 50 erano già a 350 e che ora siamo vicini alla soglia di non ritorno di 450. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che nel 2020 consumeranno il 20% in più di carbone che nel 2000. La Cina costruisce una centrale termica a settimana. Qualunque boccone ingerito da uno Statunitense ha viaggiato in media 2500 chilometri cioè è immerso nel petrolio.
spectra international
A me interessa sottolineare un'altra cosa. Mettiamo pure, come dice Carlos, che siano tutti incompetenti, o peggio ancora in malafede, che si possa sospettare una gigantesca montatura. Rimarrebbe comunque il dubbio e dovremmo comunque farci carico del problema per ragioni di doverosa prudenza. Corriamo il rischio di diventare virtuosi per scoprire che il riscaldamento era dovuto ad altro ma almeno avremmo la coscienza a posto.
Del resto, se si utilizza un bagno pubblico buona creanza vorrebbe che lo si lasciasse nello stato in cui si é trovato, per chi viene dopo. L'alternativa è fregarsene e sperare che le consequenze del proprio comportamento si manifestino quando si é già fuori dal locale. Che è esattamente quello il genere umano sta facendo.
Ma non è solo questo. Se anche qualcuno riuscisse a dimostrare che, ad esempio, ricoprire il territorio di discariche, aprirne di nuove in prossimità di falde acquifere o a riserve naturali, che trasformare centinaia di chilometri di costa in un mare di liquami maleodoranti, che insomma tutte queste belle cose non incidono sul riscaldamento globale (e comunque non credo proprio sia cosí) non sposterebbe il problema di una virgola. Quella é l'acqua che beviamo, quelle sono le spiagge che frequentiamo. Se ci sono più tumori, ed é dimostrato, é più facile esserne colpiti. Il problema é collettivo e uno potrebbe dire me ne frego tanto se non lo faccio io lo farai tu. Abietto quanto si vuole ma perfettamente logico.
maiali o non maiali?
Il punto é che esiste anche una dimensione privata concreta ed immediata della questione. Che si riaggancia alla seconda argomentazione di Carlos. Tutto quello che fai a favore dell'ambiente quasi sempre si traduce in un beneficio diretto economico e personale. Che il famoso dilemma di Carlos non esiste. Se tornare a convivere con i maiali è impensable, adottare un approccio minimalista non é solo possibile. É addirittura auspicabile. Siamo stati portati per mano a credere che se non consumiamo stiamo peggio quando invece é vero l'esatto contrario. Se riesci a fare a meno di una macchina, o condividerla con quante più persone possibile, ritorni proprietario dei due stipendi e rotti necessari per pagarne i soli costi fissi, e di due mesi necessari per guadagnarli. Un po' come quel tipo che va in ufficio per permettersi l'auto che usa per andare in ufficio.
- Oh! Un insettino mi si è spiaccicato sul parabrezza
- Che Peccato! Domani compreremo un'altra auto
Oggi non ci sono più sogni irrealizzabili....
[Spot radiofonico]
This is how the viewpoint of my friend Carlos, a climate change denier, can be summarized:
Global warming is not caused by human activities.
It is due to normal geological cycles. If the Vikings named Greenland that way, it's because it must have been green at some point. There are political and economic reasons behind the media campaign, but scientists are divided, with half in favor and half in agreement.
It is true that the concept of waste didn't exist before the industrial revolution. Everything was reused, but times were different. People used to share their homes with pigs and chickens, living in conditions that are unthinkable today. A return to that past is completely impractical.
In the past, when wood was used as an energy resource, there were even fewer trees than now. Just think about Alicante, where there is much more vegetation today due to water and human presence than there has ever been in the past.
A 'shared' perspective
The last consideration is the easiest to counter. It is evident that planting a few trees is not enough to compensate for the damage caused by uncontrolled urbanization, emissions, and overpopulation. The ecological balance is significantly negative.
The first and second points, however, are more interesting. The first one deals with the public nature of the problem, while the second one relates to the private aspect. Carlos is not alone in his views on the first point. The Bush administration and a significant part of the international right-wing also hold similar opinions. They only care about the environment if it doesn't hinder economic cycles. The growth carousel must keep spinning at all costs.
I am not a scientist, and I cannot judge based on my personal experience whether global warming is caused by human activities or not. What I do know is that the viewpoints are not evenly divided: 9 out of 10 support the thesis of human responsibility.
Conspiracy or reality?
There is an abundance of literature on this topic. National Geographic published an article that provides some interesting facts. Before the industrial revolution, carbon dioxide particles in the atmosphere were 280 per million. By the 1950s, the number had already reached 350, and now we are approaching the irreversible threshold of 450. The United States has announced that their coal consumption in 2020 will be 20% higher than in 2000. China is building a thermal power plant every week. Any bite consumed by an American has traveled an average of 2,500 kilometers, meaning it is immersed in petroleum.
Spectra International
I want to emphasize another point. Let's assume, as Carlos says, that everyone involved is incompetent or even acting in bad faith, and that there may be a massive setup. Despite all that, doubts would remain, and we would still have to address the problem for the sake of prudence. We run the risk of becoming virtuous only to find out that the warming was caused by something else, but at least our conscience would be clear.
Furthermore, if we use a public restroom, it is proper etiquette to leave it in the same state we found it for the next person. The alternative is not caring and hoping that the consequences of our actions manifest themselves when we are already outside. That's exactly what humanity is doing.
But it's not just that. There is also a concrete and immediate private dimension to this issue, which relates to Carlos's second argument. Almost everything you do for the environment translates into direct economic and personal benefits. The famous dilemma Carlos mentioned does not exist. Returning to coexist with pigs may be unthinkable, but adopting a minimalist approach is not only possible, it is even desirable. We have been led to believe that if we don't consume, we will be worse off, when in fact the opposite is true. If you can do without a car or share it with as many people as possible, you regain ownership of two salaries and the spare change needed to cover only fixed costs, and you regain two months needed to earn them. It's like that person who goes to the office to afford the car they use to go to the office.
- Oh! A little bug got splattered on the windshield.
- What a shame! Tomorrow we'll buy another car.
Today, there are no more unattainable dreams....
[Radio advertisement]
Así es como se puede resumir el punto de vista de mi amigo Carlos, un negacionista del cambio climático:
El calentamiento global no se debe a causas humanas.
Se debe a ciclos geológicos normales. Si los vikingos llamaron Groenlandia (Greenland) así, es porque en algún momento debió ser verde. Hay razones políticas y económicas detrás de la campaña mediática que se lleva a cabo, pero los científicos están divididos, con la mitad a favor y la mitad de acuerdo.
Es cierto que el concepto de desperdicio no existía antes de la revolución industrial. Todo se reutilizaba, pero los tiempos eran diferentes. La gente solía compartir su hogar con cerdos y gallinas, viviendo en condiciones impensables en la actualidad. Volver a ese pasado es totalmente impráctico.
En el pasado, cuando se utilizaba la madera como recurso energético, había incluso menos árboles que ahora. Basta pensar en Alicante, donde hoy hay mucha más vegetación debido al agua y la presencia humana que nunca antes.
Un punto de vista 'compartido'
La última consideración es la más fácil de rebatir. Es evidente que plantar unos cuantos árboles no es suficiente para compensar los daños causados por la urbanización descontrolada, las emisiones y la superpoblación. El balance ecológico es claramente negativo.
Los primeros y segundos puntos, sin embargo, son más interesantes. El primero se relaciona con la naturaleza pública del problema, mientras que el segundo se refiere a lo privado. Carlos no está solo en sus opiniones sobre el primer punto. La administración Bush y una parte significativa de la derecha internacional también comparten opiniones similares. Solo se preocupan por el medio ambiente si no obstaculiza los ciclos económicos. La montaña rusa del crecimiento no puede detenerse a cualquier costo.
No soy científico y no puedo juzgar en base a mi experiencia personal si el calentamiento global se debe o no a actividades humanas. Lo que sé es que las opiniones no están equitativamente divididas: 9 de cada 10 personas apoyan la tesis de la responsabilidad humana.
¿Conspiración o realidad?
Hay una abundancia de literatura sobre este tema. National Geographic publicó un artículo que proporciona datos interesantes. Antes de la revolución industrial, las partículas de dióxido de carbono en la atmósfera eran 280 por millón. En la década de 1950, ese número ya había alcanzado 350, y ahora nos acercamos al umbral irreversible de 450. Estados Unidos ha anunciado que su consumo de carbón en 2020 será un 20% mayor que en 2000. China está construyendo una planta termoeléctrica cada semana. Cualquier bocado consumido por un estadounidense ha viajado en promedio 2500 kilómetros, es decir, está inmerso en petróleo.
Spectra International
Me gustaría resaltar otra cosa. Supongamos, como dice Carlos, que todos son incompetentes o, peor aún, actúan de mala fe, y que esto es una gigantesca conspiración. Aun así, quedaría la duda y, por precaución, aún deberíamos enfrentar el problema. Corremos el riesgo de convertirnos en personas virtuosas solo para descubrir que el calentamiento global se debe a otra cosa, pero al menos tendremos la conciencia tranquila.
Además, si usamos un baño público, la cortesía dicta que lo dejemos en el mismo estado en el que lo encontramos, para el próximo usuario. La alternativa es no preocuparse y esperar a que las consecuencias de nuestras acciones se manifiesten cuando ya estamos fuera del lugar. Y eso es precisamente lo que la humanidad está haciendo.
Pero eso no es todo. Incluso si alguien lograra demostrar que, por ejemplo, convertir todo el territorio en vertederos, abrir nuevos vertederos cerca de acuíferos o reservas naturales, convertir cientos de kilómetros de costa en un mar de aguas residuales, en resumen, todas estas "buenas" acciones no tienen un impacto en el calentamiento global (aunque no creo que sea así), el problema no se resolvería en absoluto. Esa es el agua que bebemos y esas son las playas que frecuentamos. Si hay más casos de cáncer, y está comprobado que los hay, es más probable que lo padezcamos. El problema es colectivo y alguien podría decir: "Me da igual, si no lo hago yo, lo harás tú". Es aborrecible, pero perfectamente lógico.
¿Cerdos o no cerdos?
El punto es que también existe una dimensión privada concreta e inmediata en este asunto, que se relaciona con el segundo argumento de Carlos. Casi siempre, todo lo que haces por el medio ambiente se traduce en beneficios económicos y personales directos. El famoso dilema de Carlos no existe. Si volver a convivir con cerdos es impensable, adoptar un enfoque minimalista no solo es posible, sino deseable. Nos han llevado a creer que si no consumimos, estaremos peor, cuando en realidad ocurre todo lo contrario. Si puedes prescindir de un automóvil o compartirlo con la mayor cantidad posible de personas, recuperarás la propiedad de dos salarios y el cambio necesario solo para cubrir los gastos fijos, y también recuperarás dos meses necesarios para ganarlos. Es como esa persona que va a la oficina para poder permitirse el automóvil que utiliza para ir a la oficina.
- Oh, un insecto se ha estrellado contra el parabrisas.
- ¡Qué pena! Mañana compraremos otro auto.
Hoy ya no hay sueños inalcanzables....
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El crédito es la droga del siglo XXI.