In Spagna tanto tempo fa qualcuno, che sapeva a mala pena andare in bicicletta, decise di acquistare un ciclomotore. La sventurata, ad Alicante abitava a soli 500 metri dall’ufficio. Eppure ci metteva più di un’ora ad arrivarci.
L'odissea dello scooter
L’ufficio era separato da casa da una landa sterrata e disabitata, tagliata in due da un canale di scolo di liquami di un’industria d’alluminio. La sola strada di collegamento era un'arteria a scorrimento veloce a doppia corsia interdetta ai pedoni. In seguito hanno sistemato l’area ma all’epoca era così.
L'acquisto senza patentino
Il ciclomotore lo acquistò da un collega, lo pagò e lo parcheggiò in garage senza poter formalizzare il passaggio di proprietà. Per registrare l'acquisto infatti serviva un patentino, che lei non aveva. Per ottenere il patentino doveva iscriversi ad un corso. Per iscriversi al corso doveva ottenere il NIS che è qualcosa di mezzo tra codice fiscale e numero di previdenza sociale.
Nel loop burocratico
Finì così per entrare in una specie di loop burocratico kafkiano. L'ufficio preposto ne rilasciava solo una ventina al giorno. Per quanto presto andasse la mattina non faceva mai in tempo. Ci provò una, due, tre volte e alla fine rinunciò.
Lo scooter a Bruxelles
Il palazzone dell'ufficio continuò a rise lì, per tre anni, beffardamente in bella vista dinanzi al balcone di casa mentre lei continuava ad attendere il bus per ore sotto il solleone spagnolo.
Tutto questo fino a tre settimane dal trasloco a Bruxelles quando si ricordò dello scooter. Io proposi di rivenderlo. Spuntò un compratore che però non si presentò. Allora iniziò a parlare di portarlo con noi a Bruxelles.
La mia strenua opposizione
Sconsigliai fortemente la cosa, esponendo con chiarezza e gran forza argomentativa le mie obiezioni. Trafugare in Belgio un motorino appartenente ad un altro non sarebbe stato forse il miglior biglietto da visita per qualcuno che andava a lavorare all’ufficio antifrodi dell’UE. Ma gli eventi accelerarono. Scoprì che per i cittadini comunitari c'era un altro ufficio con la coda molto più corta. Ottenne il numero e si iscrisse al corso. Superò l'esame a dieci giorni dalla partenza. Ottenne il patentino due giorni prima e quasi all'ultimo istante immatricolò il veicolo.
Il trasporto inaspettato
-Va bene. Ora è il tuo, le dissi, ma sai quanto costa trasportarlo da Alicante a Bruxelles?
-Nulla, ci disse l'impiegata dei traslochi, motorino o non motorino il trasporto in camion costa lo stesso.
L'incubo kafkiano riprende
E fu così che lo scooter ci raggiunse a Bruxelles e l'incubo kafkiano riprese. Il motorino, che non aveva ancora percorso dieci metri, andava adesso reimmatricolato ed assicurato in Belgio.
Un giro in motorino
Trovammo qualcuno che lo assicurò senza cambio di targa. Ci disse che avremmo dovuto continuare la pratica ci spiegò, ma nel frattempo potevamo finalmente usarlo.
Così una sera, in preda ad un raptus di mezza estate, io, che non avevo quasi mai guidato motorini in vita mia, montai in sella per raggiungere un tizio nel quartiere Europeo. E quando era già troppo tardi per fare marcia indietro realizzai che il casco mi stava stretto, che gli specchietti erano mal avvitati e penzolavano e che faceva un freddo boia nonostante fosse il 27 luglio. Il motore si spegneva ad ogni semaforo e riaccenderlo era un rito voodoo.
Un'avventura pericolosa
Attraversai zone spaventose, eppure fu la parte meno pericolosa della serata.
Riflettevo su come avrebbe reagito, ad esempio, la polizia in presenza di un motorino appartenente ad una cittadina polacca, guidato da un italiano, con targa spagnola ed assicurazione belga. Mi ritrovai catapultato sulla corsia centrale di rue Belliard, stradone a senso unico che di corsie ne ha cinque. È una di quelle arterie con cui il centro di Bruxelles è stato sventrato negli anni 60 per permettere ai pendolari fiamminghi che la odiano di entraci e uscirci ogni giorno indisturbati.
Le vetture mi sorpassavano a destra e sinistra a tutta velocità. Ne uscii in qualche modo ad appena 100 metri prima dell’imbocco del tunnel autostradale ma mancai una svolta e dovetti rifare un nuovo giro della morte che però mi permise di scoprire un fatto fondamentale di Bruxelles.
Se ti vuoi suicidare e far incassare alla famiglia i soldi dell’assicurazione è semplice. Vai a Bruxelles e giri in motorino.
Quando scesi avevo il colorito dell'incredibile Hulk con virus intestinale.
La fine dello scooter
Il mio amico diede una sistemata allo scooter. Rientrai in qualche modo e, presso casa, lo depositai davanti ad una chiesa.
Nei mesi che seguirono, grazie forse alla santità del luogo, il veicolo finì per diventare parte dell'arredo urbano, interamente scacazziato di bianco dai corvi, come per miracolo, dimenticato da tutto e tutti vandali e ladruncoli compresi. Ci svolgevano intorno il mercatino di quartiere con i venditori a lato.
La sorpresa inaspettata
Qualche tempo dopo il santo ne ebbe abbastanza, si prese un giorno di malattia e i ladri ebbero così il via libera. Dello scooter se ne perse felicemente ogni traccia. Se non fosse che nella memoria della proprietaria che se ne struggeva, di tanto in tanto, al ricordo. Benché l’avesse guidato una sola volta in una landa sterrata in Spagna, rischiando per altro di sterminare una famigliola col cane. Ma solo perché da piccola aveva sognato di averne uno.
Nel frattempo, la nostra vita in Belgio continuò. Rientrai nella Rat Race, comprammo casa. Poi arrivò Angie, ancora nel pancione allo stato di embrione. Un bel giorno di fine novembre al termine dei nove mesi, quando il conto alla rovescia era ormai imminente, le squillò il telefono. Le chiesi chi fosse.
-È la polizia, rispose lei raggiante, hanno ritrovato il motorino. Vogliono che vada in commissariato a ritirarlo!
Se l’Inferno esiste di sicuro sono sprofondato di quattro o cinque gironi per le cose che mi uscirono dalla bocca quel giorno.
S’era mai visto che ti ritrovano un motorino rubato a distanza di due anni? E la polizia belga? Non aveva niente di meglio da fare qua a Bruxelles? Con tutti gli scandali, complotti, frodi etc che hanno origine in questo quartiere (europeo)? Hanno tempo di occuparsi del suo motorino?
Tempo dopo, si rifecero dal commissariato nuovi fissandoci una scadenza, ultima e definitiva, per ritirarlo prima della rottamazione. Fu così che con Angie ormai bimbo in carne ed ossa il rottame sparì per sempre dalle nostre vite, ma anche dalle nostalgie della sua proprietaria da quel momento a ben altro dedita.
Once upon a time in Spain..
A long time ago, someone who could barely ride a bicycle decided to buy a motorbike. Unfortunately, even though she lived only 500 meters away from the office in Alicante, it took her more than an hour to get there.
The office was separated from her house by a barren and dry stretch of land, divided in two by a channel of waste from an aluminum industry. The only connecting road was a fast-flowing dual-lane artery forbidden to pedestrians. They eventually fixed the area, but at that time, it was like that.
A Kafkaesque Bureaucratic Loop
She bought the motorbike from a colleague, paid for it, and parked it in the garage without being able to formalize the ownership transfer. To register the purchase, she needed a driving license, which she didn't have. To obtain the license, she had to enroll in a course. To enroll in the course, she had to obtain the NIS, which is something between a tax code and a social security number.
She ended up caught in a kind of Kafkaesque bureaucratic loop. The office only issued about twenty of them per day. No matter how early she went in the morning, she never made it in time. She tried once, twice, three times, and finally gave up.
The office building continued to mockingly stand there for three years, in full view in front of her balcony, while she continued to wait endlessly for the bus under the Spanish sun. All of this went on until three weeks before the move to Brussels when she remembered the scooter. I suggested selling it. A buyer emerged but didn't show up. So she started talking about taking it with us to Brussels.
A Rollercoaster Journey
I strongly advised against it, presenting my case with crystal clarity and remarkable argumentative prowess. Smuggling someone else's scooter into Belgium wouldn't have been the best introduction for someone working at the EU anti-fraud office. But events accelerated. She discovered that there was another office with a much shorter queue for EU citizens. She obtained the number and enrolled in the driving license training. She passed the exam ten days before departure. She obtained the license two days before and just in time, registered the vehicle.
"Alright. It's yours now," I said, "but do you know how much it costs to transport it from Alicante to Brussels?"
"Nothing," said the removal company employee, "whether you add the scooter or not, truck transportation costs the same."
And so, the scooter reached us in Brussels, and the Kafkaesque nightmare resumed. The scooter, which hadn't even traveled ten meters, now had to be re-registered and insured in Belgium.
We found someone who insured it without changing the license plate. They explained that we would have to continue the process, but in the meantime, we could finally use it.
So, one evening, in the grip of a midsummer impulse, I, who had hardly ever ridden scooters in my life, mounted it to reach a guy in the European quarter. And when it was already too late to turn back, I realized that the helmet was too tight, the mirrors were loosely attached and dangling, and it was freezing cold despite being July 27th. The engine would stall at every traffic light, and restarting it was a voodoo ritual.
I crossed frightening areas, yet it was the least dangerous part of the evening. I reflected on how the police would react, for example, to a scooter belonging to a Polish citizen, driven by an Italian, with a Spanish license plate and Belgian insurance. I found myself catapulted into the middle lane of Rue Belliard, a one-way street with five lanes. It's one of those arteries that have been carved through the center of Brussels over the years to allow Flemish commuters, who hate their capital, to enter and exit undisturbed every day.
Cars were overtaking me on the right and left at full speed. I somehow got out of it just 100 meters before the entrance to the highway tunnel, but I missed a turn and had to make a new death loop that allowed me to discover a fundamental fact about Brussels.
It’s not difficult to commit suicide and make your family collect insurance money at the same time. Go to Brussels and ride a scooter.
When I got off, I had the complexion of the Incredible Hulk with a gastrointestinal virus.
My friend patched up the scooter. I somehow returned and parked it in front of a church near our home.
The Final Chapter
In the following months, perhaps thanks to the holiness of the place, the vehicle became part of the urban decor, completely covered in white droppings from the crows, miraculously forgotten by vandals, thieves, and everyone else. The neighborhood market was set up around it with vendors on the side.
Some time later, the saint had enough, took a sick day, and the thieves were given the green light. The scooter disappeared happily without a trace. Except in the memory of its owner, who longed for it from time to time. Even though she had only ridden it once on a graveled lot in Spain, almost exterminating a family with a dog. But only because she had dreamed of having one when she was little.
In the meantime, our life in Belgium continued. I returned to the Rat Race, we bought a house. Then Angie arrived, still in the womb as an embryo. One fine day at the end of November, as she approached the end of her pregnancy and the countdown was imminent, her phone rang. I asked her who it was.
"It's the police," she replied joyfully, "they found the scooter. They want me to go to the police station to pick it up!"
If Hell exists, I surely sank four or five circles for the things that came out of my mouth that day.
Had it ever been heard of finding a stolen scooter after two years? And the Belgian police? Didn't they have anything better to do in Brussels? With all the scandals, conspiracies, frauds, etc. originating in this (European) district? Do they have time to deal with her scooter?
Sometime later, we were given a deadline from the police station, the last and final one, to pick it up before it would be scrapped. That's how, with Angie now a flesh-and-blood baby, the scrap disappeared forever from our lives, but also from the owner's nostalgia, and she dedicated herself to other things from that moment on.
Hace mucho tiempo en España...
Hace mucho tiempo, alguien que apenas sabía andar en bicicleta decidió comprarse una motocicleta. Desafortunadamente, a pesar de vivir a solo 500 metros de la oficina en Alicante, le llevaba más de una hora llegar allí.
La oficina estaba separada de su casa por un tramo de tierra estéril y seco, dividido en dos por un canal de residuos de una industria de aluminio. La única carretera de conexión era una arteria de doble carril de flujo rápido prohibida a los peatones. Eventualmente arreglaron la zona, pero en ese momento era así.
Un laberinto burocrático kafkiano
Ella compró la motocicleta a un colega, la pagó y la estacionó en el garaje sin poder formalizar la transferencia de propiedad. Para registrar la compra, necesitaba una licencia de conducir, la cual no tenía. Para obtener la licencia, tenía que inscribirse en un curso. Para inscribirse en el curso, tenía que obtener el NIS, que es algo entre un número de impuestos y un número de seguridad social.
Terminó atrapada en una especie de bucle burocrático kafkiano. La oficina solo emitía alrededor de veinte al día. No importaba lo temprano que fuera por la mañana, nunca llegaba a tiempo. Lo intentó una vez, dos veces, tres veces y finalmente se rindió.
El edificio de la oficina se burló de ella durante tres años, a plena vista frente a su balcón, mientras ella continuaba esperando eternamente el autobús bajo el sol español. Todo esto continuó hasta tres semanas antes de la mudanza a Bruselas, cuando recordó la motocicleta. Sugerí venderla. Apareció un comprador pero no se presentó. Así que comenzó a hablar de llevarla con nosotros a Bruselas.
Un viaje lleno de altibajos
Le aconsejé enérgicamente en contra, presentando mi caso con una claridad cristalina y una notable habilidad argumentativa. Contrabandear la motocicleta de otra persona a Bélgica no habría sido la mejor presentación para alguien que trabaja en la oficina antifraude de la UE. Pero los eventos se aceleraron. Descubrió que había otra oficina con una cola mucho más corta para los ciudadanos de la UE. Obtuvo el número y se inscribió en el curso de licencia de conducir. Pasó el examen diez días antes de la partida. Obtuvo la licencia dos días antes y justo a tiempo, registró el vehículo.
"Bien. Ahora es tuya", le dije, "pero ¿sabes cuánto cuesta transportarla desde Alicante hasta Bruselas?"
"Nada", dijo el empleado de la empresa de mudanzas, "tanto si es una motocicleta como si no, el transporte en camión cuesta lo mismo".
Y así, la motocicleta nos alcanzó en Bruselas, y la pesadilla kafkiana continuó. La motocicleta, que ni siquiera había recorrido diez metros, ahora tenía que ser registrada y asegurada en Bélgica.
El capítulo final
Encontramos a alguien que la aseguró sin cambiar la placa de matrícula. Explicaron que tendríamos que continuar el proceso, pero mientras tanto, finalmente podríamos usarla.
Así que, en una noche, bajo el impulso de un arrebato de pleno verano, yo, que apenas había montado scooters en mi vida, me subí a ella para ir a ver a un tipo en el barrio europeo. Y cuando ya era demasiado tarde para dar marcha atrás, me di cuenta de que el casco estaba demasiado apretado, los espejos estaban sueltos y colgando, y hacía un frío glacial a pesar de ser 27 de julio. El motor se apagaba en cada semáforo, y volver a encenderlo era un ritual vudú.
Atravesé zonas aterradoras, pero era la parte menos peligrosa de la noche. Reflexioné sobre cómo reaccionaría la policía, por ejemplo, ante una motocicleta perteneciente a un ciudadano polaco, conducida por un italiano, con matrícula española y seguro belga. Me encontré catapultado al carril central de Rue Belliard, una calle de un solo sentido con cinco carriles. Es una de esas arterias que se han abierto paso por el centro de Bruselas a lo largo de los años para permitir que los trabajadores flamencos, que odian su capital, entren y salgan sin ser molestados todos los días.
Los coches me adelantaban a toda velocidad por la derecha y por la izquierda. De alguna manera logré salir de allí justo 100 metros antes de la entrada al túnel de la autopista, pero me equivoqué de dirección y tuve que dar un nuevo giro de muerte que me permitió descubrir un hecho fundamental sobre Bruselas.
No es difícil suicidarse y hacer que tu familia cobre el seguro al mismo tiempo. Ve a Bruselas y monta una motocicleta.
Cuando me bajé, tenía el semblante del Increíble Hulk con un virus gastrointestinal.
Mi amigo reparó la motocicleta. De alguna manera regresé y la estacioné frente a una iglesia cerca de nuestra casa.
En los meses siguientes, quizás gracias a la santidad del lugar, el vehículo se convirtió en parte de la decoración urbana, completamente cubierto de excrementos blancos de los cuervos, milagrosamente olvidado por los vándalos, los ladrones y todos los demás. El mercado del barrio se instaló a su alrededor con vendedores a su lado.
Más tarde, llegó el momento en que el santo ya había tenido suficiente, tomó un día libre y se les dio luz verde a los ladrones. La motocicleta desapareció felizmente sin dejar rastro. Excepto en la memoria de su dueña, que la añoraba de vez en cuando. Aunque solo la había montado una vez en en un terreno empedrado en España, casi exterminando a una familia con un perro. Pero solo porque había soñado con tener una cuando era pequeña.
Mientras tanto, nuestra vida en Bélgica continuaba. Yo volví a la carrera de ratas, compramos una casa. Luego llegó Angie, todavía en el vientre como un embrión. Un hermoso día a finales de noviembre, cerca del final de su embarazo y con el cuenta atrás inminente, sonó su teléfono. Le pregunté quién era.
"Es la policía", respondió alegremente, "encontraron la motocicleta. ¡Quieren que vaya a la comisaría a recogerla!"
Si el infierno existe, seguro que descendí cuatro o cinco círculos por las cosas que salieron de mi boca ese día.
¿Se había escuchado alguna vez de encontrar una motocicleta robada después de dos años? ¿Y la policía belga? ¿No tenían algo mejor que hacer en Bruselas? ¿Con todos los escándalos, conspiraciones, fraudes, etc. originados en este distrito (europeo)? ¿Tienen tiempo para ocuparse de su motocicleta?
Más tarde, nos dieron un plazo desde la comisaría, el último y definitivo, para recogerla antes de que fuera desechada. Así es como, con Angie ahora siendo un bebé de carne y hueso, el desguace desapareció para siempre de nuestras vidas, pero también de la nostalgia del dueño, y ella se dedicó a otras cosas a partir de ese momento.